scrittore e poeta
Romanzo storico
Tutto ebbe inizio a Roma mille anni prima. Costantino, l’imperatore romano aveva tutti gli onori ma il suo potere era minacciato dall’invadenza dei vari dèi che il popolo seguiva così decretò che il potere gli derivasse direttamente dall’unico Dio dei cristiani: un unico Dio e Lui divenne l’uomo di Dio: l'uomo Dio!
Non potendo occuparsi in prima persona degli aspetti religiosi che avrebbero potuto e dovuto unificare l’impero, delegò l’incarico al concilio dei vescovi e al papa, quello di Roma, allora solo il più potente e influente tra loro, dettando le condizioni. Fu così che iniziò la commistione tra il potere temporale e quello spirituale. L’imperatore voleva un’unica religione e un unico dio da cui far derivare il suo potere personale ma all’interno dei cristiani le diverse scuole di pensiero, le differenti interpretazioni, le ambizioni dei vescovi, si rivelarono insidiose quanto la pletora di dèi pagani. La figura del papa con poteri superiori a quelli del concilio prese consistenza. Iniziò una lotta secolare per definire i dogmi che avrebbero unificato e codificato il potere spirituale nell’unico papa, potere che gli veniva derivato dal possedere dogmaticamente l’infallibile capacità di interpretare quell’unica verità fino ad allora condivisa. Da quel momento tutte le altre interpretazioni, tutti i libri che proponevano visioni differenti, tutti i vescovi e i religiosi che non intendevano adeguarsi e sottomettersi, furono dichiarati eretici e molti destituiti, assassinati, perseguitati, alcuni anche bruciati. Iniziarono le persecuzioni e continuarono le lotte millenarie per la definizione e il controllo dell’unica verità e del potere che ne derivava.
Nell’intorno del XIII secolo d.C. due erano i principali obiettivi del potere temporale: il controllo dell’eresia che si estendeva e diffondeva ovunque in Europa creando disaccordo, il primo. L’altro era l’espansione imperiale mediante le crociate. Il potere papale e quello imperiale o anche, semplicemente quello feudale, erano strettamente intrecciati: alberi diversi che si sostenevano a vicenda imbricando i rami. In quel periodo più che mai, il conflitto di potere tra il papa e l’imperatore nelle aree, relativamente, di loro maggiore influenza, era forte e più che mai ogni forma di dissidenza veniva stroncata. Scismi, riforme e controriforme si susseguirono per secoli come i cambiamenti delle alleanze, cambiando l’assetto del potere in Europa. Si giunse addirittura al punto che l’imperatore Enrico IV e il papa Gregorio VII arrivarono a scomunicarsi e deporsi a vicenda entrambi assolutamente convinti della loro legittimazione divina. Le ribellioni erano all’ordine del giorno. «I deboli reagiscono sempre con la violenza perché non hanno alternative» dice padre Carlo.
«Perché le streghe? Perché la loro forza era nella debolezza degli altri che vivevano nella paura o cercavano l'oblio». Le donne cristiane, agli inizi, avevano o potevano detenere posizioni pari a quelle degli uomini ma erano più compatte e osteggiavano le gerarchie maschili, non le accettavano. Il loro potere si basava sulla fiducia, la fiducia delle madri, nelle madri e nella conoscenza erboristica. Le medicine che potevano curare potevano anche uccidere. Gli uomini le allontanarono, le sottomisero, ne ridussero e limitarono il ruolo e quelle che non riuscirono a domare le dichiararono streghe, servitrici di dèi pagani unificati e identificati poi con il demonio. Le usarono come esempio scegliendo le più deboli tra di loro.
Carestie, pestilenze, guerre, povertà, miseria e superstizione, fecero il resto.
«I ricchi erano forti e possedevano le cose, quindi erano favoriti dalla loro virtù. I forti erano virtuosi. I poveri, quelli che subiscono i torti, gli oppressi, non posseggono mai nulla e quindi neppure la virtù, dunque, loro erano certamente cattivi e per questa cattiveria meritavano di essere puniti». Le bruciarono le streghe come monito ed esempio, come i libri e il sapere differente da quello selezionato e codificato, come sempre è accaduto e anche in seguito, finché loro, le donne, non persero fiducia nella propria stessa forza.
«Fiducia e libertà sono parole interconnesse».
Un mondo di rigide gerarchie: uno sull’altro, donne e uomini, lavoratori e possidenti, nobili, reali; a tenerli insieme come resina appiccicosa, gli uomini di chiesa e nessuno si fidava dell’altro. L’unica cosa che sembrava unificare i potenti era la presenza di un nemico comune, il più debole possibile. Ecco perché le streghe oppure un obiettivo comune, ecco perché le crociate.
«Le eresie non sono negazioni della fede ma solo differenti modi di intenderla, anime differenti nella stessa fede» sosteneva padre Carlo.
Gli eretici non negavano né contrastavano la fede, la verità delle scritture, l’esistenza e la sostanza di Dio ma non riconoscevano i dogmi, quelli che davano e sostenevano il vero potere. Per questo erano combattuti. Non poteva esserci libertà di pensiero, libertà di interpretazione all’interno della chiesa di Roma o il suo intero costrutto temporale si sarebbe disgregato.
In quel periodo nero, le crociate in Terrasanta non stavano avendo gli esiti sperati, peggio che mai, un po' per la disorganizzazione, un po’ per la forza e la determinazione dei musulmani che non erano tano interessati a Gerusalemme quanto al mantenimento del loro impero: più volte avevano rinunciato alla città offrendola in cambio della pace ma l’arroganza dei cavalieri crociati al comando delle armate, la brama di gloria e di conquista, l’individualismo e la rivalità dei nobili comandanti, aveva fatto sempre naufragare relegandolo a un obiettivo minore il sogno, dichiarato, di riconquistare la città santa a favore dell’espansione territoriale del potere imperiale che alla fine ne uscì sconfitto e con lui quello papale. Vinsero solo i commercianti e nacque la borghesia.
L’ironia è che la parola Islam significa esattamente la stessa cosa: sottomissione, abbandono, consegna totale di sé a Dio, l’unico Dio. Il cristianesimo cattolico medioevale fu differente solo perché identificava, spiritualmente almeno, l’essenza di Dio con un unico uomo coniando per il resto, una nuova parola:
‘superstizione’.
L’unico il più pericoloso e divisorio nemico comune che gli rimaneva, era più vicino e più facile da sottomettere così le crociate oltremare furono sostituite da quelle entroterra e gli ‘ eretici’, quelli minori almeno, furono pressoché completamente distrutti. Tre secoli di razzie, devastazioni, violenze gratuite, secoli di distruzioni, di guerre combattute corpo a corpo, di sangue e di spirito senza mai arrivare a sanare quelle divisioni anzi, incrementandole.
Ecco cosa ha portato il medio evo ad essere definito il ‘ periodo dei secoli bui’ : non la mancanza della luce o l’assenza di tecnologia o di impulso artistico, non la cultura e neppure la grande ignoranza o il clima, non molto dissimile a quello attuale: inondazioni, inverni gelidi e torride estati con la conseguente riduzione dei raccolti che in quel contesto furono alla base delle carestie e delle epidemie pandemiche che decimarono le popolazioni più ancora delle guerre, ma « il buio nell’animo umano ».
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