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La pagina contiene liberamente e direttamente accessibili alla lettura, alcuni estratti degli articoli e dei libri pubblicati, in particolare da : Siamo una specie in via di estinzione?  Inquinamento ecologia e società. UOMINI! e italiani ogni giorno.  Gli argomenti sono essenzialmente temi di Ecologia, e della società, in particolare con l'occhio attento all'Ecologia sociale, e agli effetti dell'inquinamento e delle sue cause sulla società ma anche temi più propriamente di analisi sociale e filosofica, politica, di ampio respiro per finire all'Antropocene al suo significato ai cambiamenti anche climatici e sociali. Ciò che si richiede all'umanità di mettere in campo ora e da subito prima che sia veramente troppo tardi. 

Kant diceva ai suoi allievi: io vi insegnerò a filosofare che non è ripetere parole già dette, pensieri già noti esibendo cultura ma approfondire liberamente ed esprimere nuovi pensieri. Io vi insegnerò a pensare! 

Divagazioni filosofiche: Predeterminazione e caos. Il libero arbitrio?

Scienza e religione sono semplici sistemi d’indagine, perennemente quanto inutilmente in conflitto perché coincidenti.  Il conflitto è l’essenza dell’esserci nel momento in cui si diviene e dunque si “è” manifestamente! Predeterminazione e Caos diventano, dal punto di vista fenomenologico, coincidenti in questo tempo e spazio in cui anche noi “siamo”.

La filosofia da oltre duemila anni tenta inascoltata la mediazione tra le posizioni contrastanti dimostrandone la coincidenza e l’inconsistenza del dibattito.

Il conflitto tra modi di studiare la realtà genera scienza e religione che divengono, pur essendo semplici sistemi d’indagine e per questo coincidenti, differenti nell’ambito delle dichiarazioni e si evolvono in sistemi di potere contrastanti.  Ogni cosa esistendo, essendo e divenendo, genera il suo contrario alternativo.  Un sistema caotico ed evolutivo è indeterminato per definizione e dunque appare potenzialmente incompatibile con un sistema creazionistico che pone la predeterminazione al suo apice ma proprio a partire da questa considerazione, proprio essendo il caos privo di determinazione è possibile ipotizzare che una delle possibilità che portano ed hanno portato alla realtà, sia frutto dell’interazione, casuale ma deterministica, degli enti che man mano vanno definendosi in uno stato di “essere” concreto, nel corso del tempo. La filosofia è analisi e dunque semplicemente un metodo di ricerca. La domanda è sempre quella: dove e come e quando?  Ci si concentra sul perché! Possibilità: ciò che “è” dunque esiste, a prescindere dal percorso, della via che si concretizza o potrebbe farlo. La filosofia è una scienza intermedia e da oltre duemila anni tenta, inascoltata, la mediazione tra le posizioni contrastanti dimostrandone la coincidenza e l’inconsistenza.

Il libero arbitrio? Se ci sono predestinazione e disegno allora non c’è spazio per quello ma se è il caos ad assumere esistenza e concretezza casualmente, per effetto di azioni e reazioni casuali che determinano l’esistenza nelle sue manifestazioni, allora non ci sarà predestinazione ma consequenzialità. È il caso che determina il libero arbitrio e di conseguenza il percorso dell’esistenza e quindi anche il disegno universale di co-evoluzione dei sistemi. Determinazione o casualità. La discussione e il conflitto tra scienza e religione vertono sempre e solo su due aspetti coincidenti della stessa domanda: se sia nato prima l’uovo o la gallina. Se ponessimo arbitrariamente all’origine della discussione la convenzione che il nome di Dio, qualunque Dio possiamo immaginare, sia “TUTTO” perché tale è sempre e in ogni caso la sua definizione, la discussione stessa e il relativo conflitto avrebbero termine.

Scienza e Dio

La scienza dice… La scienza afferma…  Studi recenti dimostrano (non dimostrerebbero o sembrerebbero indicare…) Sarebbe opportuno distinguere e ben definire la signora Scienza in termini "Scientifici". E poi davvero la scienza nega l'esistenza del trascendentale ed entra in contrasto con la religiosità?

 

Esistono la realtà e i ‘fenomeni’ reali e dunque lo studio dei fenomeni o l’applicazione dei fenomeni; esiste la Scienza che scopre ogni tanto, mediante la ricerca ‘Pura’ in ogni campo dello scibile, le risposte a domande di valore universale e definitivo, fuori dal tempo o dallo spazio: le leggi universali riproducibili, verificabili, falsificabili ovunque e da chiunque senza perseguire altri obiettivi che la conoscenza. Applica il ‘metodo scientifico’ cioè sperimentale. Se vale per la fisica vale anche per la biologia e la chimica, la matematica o la meccanica e l’ecologia.

Esiste poi la Ricerca scientifica che inventa applicazioni, effetti possibili derivati dalle leggi scientifiche. Lo fa suddivisa per branche, settori limitati, lo fa applicando e sviluppando la tecnologia, sempre più avanzata ma la ricerca opera probabilisticamente ed ottiene risultati tutt’altro che universalmente validi, riproducibili e verificabili ma comunque, potenzialmente utili in qualche modo.

Due mondi diversi. Uno relativamente poco conosciuto e finanziato che offre al mondo i fondamenti certi su cui basare la ricerca scientifica, la cui elitaria, scarsa diffusione e conoscenza, limita l’ottenimento di risultati; l’altro molto più noto, finanziato, pubblicizzato, culturalmente diffuso che a partire da quei fondamenti realizza tecnologia con obiettivi assolutamente ben definiti e ricadute positive o negative sull’umanità; è così che in soli due anni opportunamente remunerata le ricerche farmacologica e biologica hanno fornito vaccini efficaci contro il Covid Sars 19 ma è anche così che un minuscolo stato poverissimo come la Corea del Nord può affamare la popolazione per costruire a profusione costosissimi missili e perfino sette od otto bombe nucleari, minacciando la permanenza in vita della stessa umanità mondiale: effetti benefici o deleteri secondo gli interessi elitari di chi finanzia, commercia, guadagna; altro che universalità dei risultati applicativi.

Tre miliardi di persone soffrono e potrebbero già ora essere aiutate a non farlo.

Le grandi domande millenarie emergono in questi contesti ma iniziano ad emergere anche alcune risposte.

Chi siamo noi? Esseri viventi tra miliardi di altri esseri viventi animali e vegetali, o di ogni altro tipo, con i quali condividiamo le basi fisiche strutturali e biologiche comuni. Siamo fatti della stessa sostanza fondamentale di cui sono fatte tutte le cose esistenti nell’universo in cui esistiamo e sottostiamo a tutte le leggi fisiche che lo governano, nessuna esclusa.

Un particolare pacchetto di neutroni protoni ed elettroni e di ogni loro componente submicroscopico, impacchettato in una differente e peculiare forma.

Quale è la differenza tra noi e tutti gli altri? Noi siamo dotati di intelletto evoluto fino all’autocoscienza, siamo dotati di linguaggio e curiosità e soprattutto di fantasia e animati da un desiderio unico di trovare risposte alle domande, di capire come funzionano le cose: la definizione di Scienza.

La ricerca biologica, la scienza della vita, è davvero scienza? NO, Appartiene a quella branca di discipline che basano la loro sostanza su ipotesi probabilistiche e dunque possono produrre solo a tecnologie e applicazioni, non risposte certe, universali, riproducibili e dimostrabili senza contraddizioni e ovunque, universalmente.

La vita esiste? SÌ. È un fenomeno naturale. È riproducibile? Neppure un organismo risulta uguale all’altro anche nella stessa specie, figuriamoci in diverse condizioni.

La vita stessa non è definita né definibile con certezza: non esiste un’equazione matematica della vita.

Si definisce vita la capacità di sopravvivere, nutrirsi selettivamente e riprodursi come specie identificabile ma questo esclude forse che l’unico organismo che fosse stato o sia in grado di sopravvivere e nutrirsi ma non di riprodursi oppure quelli che fossero stati o siano capaci di farlo ma solo in condizioni particolari occupando una nicchia ecologica limitata allo stato attuale, non siano vissuti o non siano vivi? NO.

Questi organismi hanno ed avranno scarse probabilità di occupare qualcosa di più nello spazio ecologico (equilibrio ecologico) attuale ma non significa che al cambiare delle condizioni non possano invece espandersi fino a divenire la specie dominante.

La vita è dunque soltanto una ‘capacità’ di alcune strutture a base di carbonio presenti sulla terra. Tutt’altro che il risultato sperimentale riproducibile e verificabile in ogni condizione.  Perché esiste la vita sulla terra? L’unica risposta oggi possibile è Boh!

È un fatto, le cui origini sono ignote ed è un fenomeno con bassa probabilità di accadimento.

La Scienza è in contraddizione con l’ipotesi trascendentale della creazione ad opera di un Dio? NO, perché la vita esiste e la causa e i meccanismi sono ignoti e indimostrati oltre che indimostrabili. La biologia o l’evoluzione contraddicono l’ipotesi di una via trascendentale descritta dalla fede, una fede qualunque? NO. Ancora una volta, la scienza (come alcuni affermano) contraddice la fede? NO, perché scienza e fede appartengono a sfere differenti e non (mai) in contraddizione tra loro: la fede non esclude affatto la scienza perché questa esiste e altrettanto la scienza non può escludere il mondo della fede perché non lo conosce e non può dimostrare che non esiste.

I più grandi scienziati esistiti ed esistenti erano e sono, sia atei che credenti senza che ciò abbia minimamente influito sui loro risultati.

La Scienza non deve, dovrebbe, mai trasformarsi in una religione con effetti esattamente uguali nelle ricadute sull’umanità. L’Ateismo è un atto di fede; fede nell’assenza di un essere, o di una essenza superiore, altrettanto indimostrata quanto indimostrabile.

Una linea guida, dunque, che organizza il tutto e il suo svolgersi mediante il raggiungimento di equilibri instabili e dinamici di innumerevoli possibilità cosmiche?

Uno scienziato non dovrebbe mai escludere a priori, secondo le proprie convinzioni, una possibilità: dovrebbe cercarne invece la dimostrazione; le convinzioni hanno molteplici radici, ambientali, culturali e altrettante innumerevoli conseguenze sull’umanità. 

Gli animali non hanno un linguaggio articolato? SÌ, lo hanno, dunque non è questo che ci distingue. Gli animali sono curiosi? SÌ, esattamente come noi; sono dotati di empatia soffrono e godono il piacere e la sua mancanza? Esattamente come noi. Cosa manca dunque agli animali e che noi abbiamo? Un intelletto evoluto che ci spinge e ci permette di ricercare le cause, le modalità, dell’esistenza e le leggi universali che la governano:

possiamo esplorare la Scienza nel tentativo di comprendere.

Ma allora è la sola esistenza della scienza che ci distingue? Esatto, dunque per prima cosa occorre definire cosa sia la scienza e farlo secondo l’approccio che le è specificamente attribuibile: il metodo. Il metodo scientifico, la riproducibilità sperimentale universale, indipendente dallo spazio-tempo e da chi conduce od osserva l’esperimento.

La scienza avanza, si evolve, ricercando la dimostrazione, certa e riproducibile in ogni condizione, delle leggi che governano gli eventi e falsificandone, cioè mettendone in discussione, i risultati sperimentali fino a fugare ogni dubbio residuo, almeno finché una nuova scoperta non apre nuovi orizzonti di ricerca, non pone nuove domande. La scienza è ricerca pura, continua, sperimentazione e scoperta, mai invenzione; per questo procede, almeno apparentemente, a balzi che richiedono da centinaia a decine di anni, in funzione della nuova tecnologia che si rende disponibile.

La tecnologia allora non è scienza? Proprio così: la tecnologia è l’invenzione di strumenti atti a produrre e facilitare avanzamenti e nuovi esperimenti nell’approccio scientifico della ricerca.

Gli strumenti più o meno sofisticati, molteplicemente utili, sono il prodotto e l’applicazione della ricerca scientifica, utilizzabili nella stessa ricerca come nella vita quotidiana che possono semplificarla, facilitarla, migliorarla oppure distruggerla, in ogni caso cambiarla negli effetti, presenti e reali.

Sono gli inventori a produrre tecnologia, non gli scienziati!

Sono il mercato, la finanza, la politica a definire l’uso delle invenzioni tecnologiche e che sostengono, spingono, stimolano gli inventori verso la messa a punto di applicazioni in un senso o nell’altro.

La scienza non subisce stimoli né pressioni perché non produce altro che scoperte fondamentali e di valore universale accertato ma che sarebbero inutili, praticamente, senza le invenzioni tecnologiche che ne derivano, salvo per la conoscenza delle leggi universali che costituiscono i gradini sulla scala della sempre maggiore conoscenza di come funziona il creato.

La scienza sperimenta, verifica, descrive matematicamente i risultati e tenta di dimostrarli finché abbiano validità universale; gli scienziati, ovunque nel mondo, fanno ipotesi matematiche sviluppando i dati certi fino a che essi non permettano di definirli leggi universali senza alcuna possibilità di trovarvi contraddizioni.

Fino ad allora rimangono teorie, con maggiore o minore probabilità di essere valide ma semplici teorie, salvo dimostrazione nella realtà.

La scienza condivide i risultati per poterli falsificare (controbattere, controllare, riprodurre) non li nasconde per realizzarne maggior profitto.

È di realtà dunque che parla la scienza e può parlare esclusivamente di quella ma l’uomo e gli esseri viventi vivono anche realtà inspiegabili matematicamente, indescrivibili e non dimostrabili, almeno allo stato attuale: la scienza non può che prenderne atto come stimolo ad una ulteriore ricerca; prima o poi rientreranno in una categoria di leggi se è valido il presupposto che nulla sfugge alle leggi universali che governano il cosmo, l’universo, i molteplici universi, le dimensioni che oggi sono certamente definiti e di tutte quelle realtà, forse possibili ma sconosciute, che ancora non lo sono.

Ciò che non si può dimostrare, semplicemente non si sa, non si conosce: occorre cercare.

Chiunque affermi essere vero qualcosa che non sia dimostrabile, riproducibile, misurabile, falsificabile, cioè che alla prova dei fatti e degli sviluppi matematici teorici produca possibili contraddizioni con le leggi accertate, non può definirsi scienziato.

L’esempio più classico e lampante? Dio. Esiste? Non esiste? Cosa è se esiste? Come si manifesta? Come opera? Dove si trova o dove esiste se esiste?

Domanda che la scienza non si pone affatto.

Mi piacerebbe affermare una definizione, credo l’unica, che possa escludere le contraddizioni in attesa della dimostrazione che forse non ci sarà neppure mai:

DIO È IL TUTTO. Tutto ciò che esiste, sia esso noto e conosciuto oppure no agli uomini e come esiste, come si evolve, interagisce, produce effetti, tra cui la vita e gli stessi uomini.

Ecco il nocciolo della scienza: la ricerca di risposte alle domande, sempre più numerose all’aumentare delle conoscenze che non smetterà mai di stimolare la mente dell’uomo.

Il fatto che possediamo una mente è concreto, reale ma perché la possediamo e come funziona beh, è tutto un altro discorso.

La scienza almeno finora e probabilmente anche in futuro, può dimostrare l’esistenza di Dio quando non venga definito come TUTTO? NO. Può allora negare con evidenza dimostrabile in contraddizione logica e matematica ma soprattutto sperimentale, la sua esistenza? Altrettanto la risposta è NO.

Allora il mio suggerimento di cambiargli nome e definizione diventa accettabile e condivisibile perché TUTTO non entra in contraddizione con nulla comprendendolo anch’esso.

Allora perché non si arriva a questa conclusione?

L’ho già detto: l’applicazione tecnologica delle scoperte scientifiche ha ricadute sulla vita reale, produce potere, ricchezza, controllo politico; altrettante, identiche, ricadute ha l’applicazione dell’altra grande scoperta scientifica relativamente alle conoscenze attuali: l’indimostrabilità della esistenza o della non esistenza, di Dèi trascendenti la realtà, fisica e concreta, con capacità e volontà d’interferenza con la vita umana.

Esiste una parte di fenomeni, prettamente umani, che non sono attualmente spiegabili; non esiste la sufficiente conoscenza del funzionamento biologico e fisiologico e la comparazione sperimentale certa degli effetti relativamente alle cause, dunque risulta semplice definire questa realtà come trascendentale aprendo un nuovo campo di ricerca scientifica ma soprattutto, fornendo facile presa, nel frattempo, al potere sociale che deriva dall’applicazione o imposizione, fasulla, delle ipotesi indimostrate ma sviluppate seguendo i percorsi logici che la nostra mente ha imparato a produrre manipolando il linguaggio e speculando sui possibili, altrettanto indimostrabili effetti, durante migliaia di anni di evoluzione filosofica e sociale.

In questo modo ogni forma di potere può asservire a sé il favore di un Dio favorevole.

La logica è quel meccanismo di linguaggio e pensiero raffinato che permette di dimostrare qualunque cosa a partire da ipotesi indimostrate!  Aleatoria, speculativa, intrigante, ascientifica perché non sperimentale.

Esiste il dolore? Come no, è una realtà sperimentata da tutti. Ma proviamo a definirlo: esiste un dolore effetto di un trauma: causa effetto, azione e reazione, assenza di benessere, malattia. È misurabile? NO. È riproducibile a parità di condizioni? Uno stesso martello che batte sullo stesso dito dalla stessa altezza con la stessa forza produce lo stesso medesimo dolore nello stesso individuo? Lo fa ovunque avvenga in qualunque condizione? NO.

Dunque, non è possibile costruire una legge universale del dolore nonostante sia certo che l’effetto dolore agisca e si manifesti nel rispetto di leggi universali.

È dunque un effetto, solo un effetto, un fenomeno.

Il dolore si può affrontare? Ridurre controllare? In parte si può.

La medicina è la scienza che si occupa della malattia e di affrontare e curare i suoi effetti ma le cause sono sempre differenti; a parità di causa, gli effetti lo sono altrettanto dunque la medicina non può che affrontare probabilisticamente quegli effetti definiti malattia, assenza di completo benessere o nel caso specifico dolore.

Nessuna misura, nessuna certezza, nessuna legge, nessuna riproducibilità: la medicina non è scienza ma tecnologia e la ricerca medica è ricerca tecnologica, su basi probabilistiche, dunque specialistica di innovazioni non o non solo, elettromeccaniche.

All’avanzare delle conoscenze scientifiche si sviluppano le tecnologie e la medicina adegua il suo intervento approfittandone ma sempre in modo probabile, in modo possibile; forse, se, ma.

Esistono contraddizioni alla logica medica? Numerosissime, dunque non può essere neppure asservita alla logica matematica che costituisce il linguaggio della scienza che per definizione è esatta. Ancora: la medicina e tutta la ricerca sperimentale (scientifica) necessaria a sviluppare nuova tecnologia utile sono supportate dall’obiettivo del benessere generale dell’umanità da parte del mondo finanziario, politico, commerciale? Non do neppure la risposta, se così fosse il nostro mondo reale sarebbe notevolmente differente.    

E le scienze sociali? La ricerca in campo sociale è ancora più iniziale e problematica di quella in medicina, non esistono neppure certezze o elevate probabilità di un rapporto causa effetto riproducibili ma solo ipotesi di lavoro tutt’altro che universali e destinate ad alimentare sotto valanghe di parole (solo linguaggio logico) le possibilità di controllo del potere, come sempre economico, politico e commerciale, senza neppure avvicinarsi alla definizione di scienza: riproducibilità sperimentale, universalità dei risultati (leggi scientifiche). La filosofia poi, ha mostrato i suoi limiti in migliaia di anni di logica applicata.

In entrambi i casi l’approccio metodologico scientifico non è applicabile per la mancanza di omogeneità dei campioni; l’umanità si trova ancora, in questi campi, all’inizio dell’approccio secondo il metodo scientifico, la classificazione per similitudini e differenze che certamente induce poi allo sviluppo di nuove strade di ricerca e approfondimento alla formulazioni di nuove ipotesi tutte da dimostrare.

La ‘legge’ matematica della probabilità non è dunque una legge scientifica? Esatto, non dà garanzie di riproducibilità ovunque e comunque, di universalità e alla falsificazione (ricerca di contraddizioni che la smantellino) si mostra come un colabrodo. Una semplice teoria, dunque, un campo di ricerca e approfondimento intrigante, forse l’unico comunque allo stato attuale, che sia possibile utilizzare per sviluppare applicazioni non elettromeccaniche utili e forse, (possibilmente) benefiche.

Torniamo dunque al dolore: è certo che esista universalmente ma non ha una possibilità di definizione certa. Al dolore fisico (azione e reazione con alta probabilità di controllo) si può tutto sommato approcciarsi tecnologicamente oggi, per la sua riduzione e il suo controllo ma viene fatto? Perché non si sopprime o non si tenta di farlo ovunque e sempre dove si manifesta, almeno quello difficile se non impossibile da sopportare?

Purtroppo, esiste anche il dolore mentale, la sensazione dolorosa. Come ci si avvicina alla definizione e al controllo del dolore ‘dell’anima’? Al sentimento di dolore? Non solo non esiste una legge universale ma neppure una definizione.

Tutte queste forme di dolore accomunano i viventi è dimostrato ma quello ‘dell’anima’ è riservato esclusivamente alla specie eletta, all’uomo. Una definizione sostanziale.

Allora l’anima esiste?

Non è scientificamente dimostrato né è dimostrabile e neppure la sua non esistenza ma è utile a condensare il concetto di ‘somiglianza a Dio’ (inutile se Dio fosse definito TUTTO) e soprattutto la prevalenza della specie umana su tutte le altre.

Sta di fatto che se il dolore è un sintomo di malattia, intesa come stato di malessere, allora esiste anche quello trascendentale, inspiegabile e inspiegato, almeno per ora, che forse ha origine nella mente con la sua struttura fisica e nel suo funzionamento secondo i parametri fisici universali ma con effetti indefiniti o meglio grandemente ignoti.

Lo studio del dolore può dunque considerarsi scienza?

Se per scienza si vuol confondere nel comune sentire la ricerca tecnologica (in senso lato) con la ricerca delle basi e dei meccanismi comuni al ‘creato’ allora, e solo allora, si potrebbe farlo. Si tratta di tecnologia non di scienza, cioè ricerca su applicativi utili e anche benefici derivanti da ricerca scientifica (secondo i criteri che la definiscono) ma non è scienza, per definizione.

«È un dato di fatto che la vita e basata sul carbonio!»

Una banale affermazione senza sottolineare che anche col silicio, almeno chimicamente, si potrebbero concretizzare le medesime strutture o almeno simili ma con proprietà assolutamente differenti.

Ciò significa che anche se fosse vero, (alta probabilità che ‘rasenta’ la certezza) questo nulla dimostrerebbe ma neppure escluderebbe, cioè non contraddirebbe l’affermazione che possa esistere una vita basata sul silicio.

Poco scientifico affermare che la seconda ipotesi sia impossibile senza neppure conoscere il meccanismo sperimentale con cui la materia inorganica o inerte acquista vitalità.

Un’interessante affermazione geo e antropocentrica ma accettabile solo a partire dall'accettazione come tale di una ‘legge’ scientifica degna del medioevo che non è ‘universale’, non è dimostrata e che dunque può, al massimo, aspirare ad essere classificata come teoria.

Bellissima presentazione divulgativa ma scientificamente zoppicante, al minimo: facendo quest’affermazione certamente molto condivisibile, si prende atto che la vita ‘sulla terra’ segue (preferenzialmente e forse unicamente) questa via di sviluppo (salvo smentite) ma non si dimostra che sia così nell'universo e neppure che non possano esistere altri tipi di vita.

Una semplice contraddizione sperimentale dimostra non possa trattarsi di una legge scientifica: l’esistenza dell'Rna, il replicatore.

Nessuno può prevedere un cambiamento nella forma vitale (una malattia genetica, una mutazione attiva e positiva) anche solo per la dimostrata possibilità di errore nella replicazione: uno sviluppo assolutamente casuale (ma probabile e possibile) che potrebbe portare a uomini a 4 zampe o sei braccia o dotati di solo cervello con appendici o a zanzare iperpotenti che lo sostituiranno se la risposta ambientale alla proposta naturale risultasse positiva e migliorativa.

Non esiste ad oggi una legge scientifica universale che definisca la vita e il suo essere o possibile divenire.

È un fatto però che esiste il dolore, che è universale negli organismi viventi, che non si conoscono le sue leggi e dunque si può solo affrontarne la tecnologia di controllo probabilistico. Il dolore in tutte le sue declinazioni con l’eccezione forse di quello semplicemente fisico, di azione elettromeccanica, attiene dunque alla sfera trascendentale, dell’ignoto indimostrabile, invisibile e dimostra soltanto che questa sfera esiste, che fa parte del cosmo se è parte degli organismi viventi, che deve seguirne le leggi anche se l’approccio scientifico sperimentale non risulta essere la giusta chiave di accesso ai suoi segreti.

Come la vita dopo la morte non è dimostrabile e neppure il suo contrario: questione di FEDE!

Chi ci crede e chi no ma la fede non può escludere la Scienza né la Scienza escludere la Fede: non sono in contraddizione reale, ne logica, né sperimentale. Perché dunque dovrebbe l’uomo privarsi di un’ancora o di uno strumento che gli viene utile fornendogli forza, speranza o consolazione?

Mai e poi mai uno scienziato, un politico e soprattutto una religione, dovrebbero poter affermare senza tema di essere spudorati e venire contraddetti, di avere dalla loro parte la ragione unica, la verità, perché la verità tutta non è ancora, quantomeno, dell’uomo: solo una piccolissima, infinitesima ma importante parte che potrebbe risultare utile comunque e già ora, al miglioramento del benessere comune dell’intera umanità.

Neppure la teoria dell’evoluzione, sequenze di proposte naturali per una risposta ambientale selettiva, in un percorso costantemente in essere, coerente con le leggi fondamentali, ha mai incrociato o contraddetto la sfera trascendente della fede.

I dati sono dati, la Scienza avanza con metodo nella ricerca di nuove risposte a sempre nuove domande, scoprendo ogni tanto grazie all’ingegno anomalo di grandi uomini credenti e no, alcune leggi universali; raccoglie, riproduce, organizza, confronta i dati e li mette a disposizione dell’umanità intera, senza distinzioni di nessun tipo, come conoscenze certe e acquisite, qualunque cosa essa, l’umanità, ne faccia in seguito;

I ricercatori, gli inventori e i tecnologi facciano dunque gli inventori, gli speculatori anche, i politici e i commercianti pure: ne risponderanno alla storia. I credenti, dal canto loro se vogliono vederci e trovarci Dio o un disegno invece di un percorso in evoluzione obbligata ma imprevedibile, lo facciano in piena libertà sapendo di doverne rispondere soltanto a Lui.

L'UOMO e LA NATURA, la natura e l'uomo in uno specchio impietoso che riflette un'immagine a volte differente da quella reale.                              Ecco gli argomenti che più o meno tratto nei miei libri  perfino quando sono romanzi o storie che in ogni caso mantengono al centro la mia particolare meraviglia nei confronti delle interazioni che uniscono per un attimo spazio e tempo generando instabili equilibri momentanei a definire la vita: le vite. 

Logica dell'ingiustizia

Giusto e ingiusto. Sono definizioni artificiose e valgono assolutamente nulla, non nel mondo reale quantomeno.  Il concetto di giustizia e di uguaglianza non appare così immediatamente applicabile all'umanità quanto invece a tutto il resto del regno naturale. La giustizia esiste ma solo in conseguenza dell'ingiustizia e comunque va amministrata non da uguali ma da diversi. Il trionfo della logica nello sviluppo di società, storia e culture. Gli uomini non amano e non ricercano direttamente le soluzioni ai problemi che si presentano anzi, si crogiolano in loro, ne assaporano la presenza e la complessità, sono disposti a pagarne le conseguenze. Ma… se… forse… potrebbe essere… chissà se… non riposano e soffrono, poco o tanto non importa, vivendo la presenza del problema. Un verbo descrive la situazione: arzigogolare! Perdersi in supposizioni e discorsi inutili. Per rispettare e far rispettare l’uguaglianza occorre creare disuguaglianza. Perché esista la giustizia, in senso umano, deve necessariamente esistere l’ingiustizia. Il concetto di giustizia non è oggettivo ma soggettivo e anche relativo al tempo ed al contesto sociale e geografico, politico, economico, storico.  Secondo la Natura la giustizia non esiste e non ha significato. Il concetto di Dio si contrappone al concetto di giustizia umana essendo Egli unico dispensatore, amministratore e riferimento dello stesso concetto e dunque tutt'altro che un pari. Davanti a Dio l’oppressore e l’oppresso godono entrambi del privilegio di essere individui e diversi. 

Riflessioni sulla Guerra

Alla base di una guerra ‘giusta’ c'è sempre l'idea che almeno una delle parti, ciascuna delle parti, sia ispirata da alti ideali e da onorevoli intenti, che una sia spinta a conquistare e l’altra a difendere e proteggere, qualcosa di prezioso che alla fine dei conti viene sempre “definita” solo ed unicamente, con una parola “indefinita”: Libertà.


Le guerre, tutte le guerre scatenate e combattute, quantomeno, portano illusioni di grandezza e di onore a chi vi partecipa, volente o nolente come minima consolazione per i sacrifici cui si viene costretti, per il sangue e il dolore che le accompagna sempre.
Anche all’ideologia, all’immagine che le nazioni, i popoli che sono costretti a partecipare trovano questa stessa motivazione durante il suo svolgersi: orgoglio ed eroi morti e poi affari per la ricostruzione delle macerie e la creazione di un nuovo presente in vista di un miglior futuro.
Alla base di una guerra ‘giusta’ c'è sempre l'idea che almeno una delle parti, ciascuna delle parti, sia ispirata da alti ideali e da onorevoli intenti, che l'una sia spinta a conquistare e l’altra a difendere e proteggere qualcosa di prezioso che alla fine dei conti viene sempre definita solo ed unicamente, con una parola indefinita: Libertà.
La guerra di Putin, almeno agli occhi degli occidentali, non suscita l’idea di simili propositi.
Non ci si vede nulla di nobile che possa appassionare gli animi e l'immaginazione di giovani ardenti e in cerca di gloria e avventura eppure viene detto che ci sono e forse è così dalla sua parte ma a noi pare che la popolazione, sia spinta dalla semplice paura delle conseguenze schierandosi contro e dal bisogno di grandi masse mantenute in uno stato di eccessivamente limitata ‘agiatezza’;
puro terrore e disperazione, altrettanto, la motivazione appare per la parte offesa, aggredita, costretta a difendere la sua stessa esistenza e la sua maggior, apparentemente o almeno relativamente, ‘agiatezza’.
Ancora paura di perdere quella relativamente sovrabbondante e la necessità di mantenerla e di mantenere le condizioni di vita attuali e sapendo che il ‘gradiente di invidia’ tra l’occidente ‘ricco’ e la Russia ‘povera’ si approfondirebbe per una maggior vicinanza fisica;
il contatto diretto delle due realtà e dei due bisogni, potrebbe approfondirlo al punto da creare le premesse di un confronto diretto e indesiderato anche in considerazione dell’orgoglio alimentato degli aggressori qualora risultassero vincenti e della maggior paura degli occidentali rispetto questa eventualità: perdere qualcosa che possiede è inaccettabile per l’uomo soprattutto se gli viene tolta con la forza.
Anche le parole contano, la ‘propaganda’: la minaccia è sempre stata la causa del risentimento piuttosto che del dialogo costruttivo e produttivo.
L’occidente si è schierato, e io pure, contro Putin e la sua depravazione, con la consapevolezza che opporsi debolmente o rifiutare di combattere equivalga a consegnare la propria vita alla demenza di un ambizioso, lucido, omicida degenerato.
L’aggredito, lo stato sovrano e libero dell’Ucraina, terra di confine perfino nel nome che questo significa, deve essere difeso per tenere l’aggressore quantomeno il più lontano possibile da noi e assicurare una gradualità al ‘gradiente di invidia’ che permetta dialogo, dunque commercio, quindi economia: in questo caso si chiama ricostruzione.
Le guerre combattute lontano hanno tutte le stesse motivazioni localmente ma commercio, finanza e affari sono l’unico metro di misura che giustifica l’eventuale interferenza occidentale. Non siamo meglio di nessuno, solo più ricchi, più esperti, più avidi e molto più poveri di valori e scrupoli. L’orgoglio per noi è semplice reazione a una minaccia diretta.
Di fatto la guerra di Putin nata dal tradimento, dalla doppiezza e dalla brama di potere, lascia sgomenti gli animi più sensibili: una palude di immoralità e di desolazione dall'inizio alla fine, assurdi massacri e atrocità spietate causano un bagno di sangue talmente orribile da risultare inconcepibile per una mente normale.
Anche il solo trovarsi marginalmente coinvolti in essa diventa un'esperienza lugubre e disgustosa, materia di riflessione per il modo in cui un uomo così scellerato, uno fra tanti perché tanti altri ne esistono simili, possa premeditare tanta depravazione e distruzione per riversarle su uomini ben più comuni ma ben migliori di lui in una contesa tanto micidiale che perversa.
Non ne uscirà nulla di buono.

L’inquinamento in Italia uccide indirettamente quasi 60 mila italiani e costa alle casse dello Stato circa cinquanta miliardi di euro. Le anomalie termiche, l’aumento dei giorni caldi soprattutto delle notti con la contemporanea diminuzione dei giorni gelidi e nevosi invernali, sono divenute un fenomeno normale anche in Italia ma l’Italia è e rimane il paese delle emergenze ricorrenti.

Le ondate di calore come quelle di freddo non possono essere considerate imprevedibili emergenze. L’inquinamento da ozono, smog fotochimico o smog estivo, è un problema reale. Dall’ozono non ci si può difendere, si può solo attivarsi per contenere il danno, certo, prima dell’insorgere di emergenze sanitarie adattandosi a contenerne gli effetti ma facendolo prima dell’estate.

 L’immigrazione controllata è una risorsa. Quella incontrollata un problema!

 Un’ Europa con 500.000.000 abitanti più o meno. Può esistere veramente il problema dell’accoglienza e della gestione di uno o anche due milioni o dieci di poveracci che tentano di immigrare, sfuggendo da situazioni di rischio o povertà oppure semplicemente cercando una fortuna migliore nel paese di utopia? Quanti milioni di Italiani hanno fatto lo stesso e lo fanno tuttora? La storia prosegue il suo cammino, visibile solo guardando indietro, immaginabile nel prossimo futuro. Paura, risentimento, malanimo nei confronti dei musulmani sono ampiamente diffusi tra gli europei che non si sentono più a casa loro, ambiente tradizionale e protetto, nelle loro città. Nessuno è contento. Stiamo assistendo a una nuova espansione islamica, laica ma che necessariamente è seguita dall’espansione religiosa, spesso fanatica, fondamentalista. L’Europa c’è già passata, ci sono voluti 1000 anni per liberarsene a prezzo di altrettante violenze e soprusi guerre e carneficine benedette da altrettanto fondamentalismo.  La rinascita dei fondamentalismi opposti, dei fascismi, dei razzismi, dei nazismi, delle dittature forti, dei nazionalismi, dei localismi, delle patrie, delle guerre giuste e sante. In Europa i musulmani, anche quelli integrati, stanno rinunciando all’idea di essere considerati europei a favore di quella di essere considerati membri della comunità islamica. Quale più semplice soluzione di una guerra fra l’Europa in crisi economica e il mondo musulmano in espansione demografica? La Chiesa cattolica non manca di ricordi storici, non proprio esaltanti, della sua lotta alle altre espressioni religiose o comunque di pensiero. Fondamentalismi e fanatismi. Dobbiamo chiedere ai morti! Essi possono insegnarci molte cose, possono spiegarci molte cose, ma forse basta soltanto ricordarli e ricordando loro, ricordarci di ciò che è stato per sapere cosa potrebbe essere di nuovo, e ancora di nuovo, e ancora di nuovo.

 Combattere burocrazia e illegalità

Purtroppo, in crisi è più comodo per tutti scegliere la via del guadagno immediato, poco che sia, o l’altrettanto immediato risparmio nei costi, mediante la scelta degli interlocutori più malleabili. 

Inquinamento e clima. Le emergenze ricorrenti.

Nebbia e Inquinamento

Abbiamo paura che le goccioline portino su di sé batteri e sostanze pericolose e dannose. È certamente così. Ma il problema dell'inquinamento ambientale che pure è serio, non va sovrastimato. Dovrebbe essere visto in una scala politica globale di ottimizzazione delle risorse. La politica purtroppo, di questi tempi, è tutto tranne che oggettiva valutazione e proposizione! La paura non viene combattuta ma incrementata ad arte.

Uomini e umanità contro la natura

Se si vuole, sbagliando, imputare all’umanità intera la colpa dei cambiamenti allora si deve pensare all’umanità intera nell’ affrontare i problemi insorgenti. Non esiste la ricetta, unica e migliore ma l’obiettivo è comune: adattarsi e cambiare per sopravvivere. Dalle scelte politiche, sociali ed economiche, dipendono la capacità di adattamento e la mitigazione degli effetti.

                                                                                          I giovani hanno ragione.

L’universo sta alla Cucina e alle sue innumerevoli ricette come i cuochi all’umanità?

Comprende quindi acciaio, plastica, gas, tessuti, frutta e verdura, animali vivi e morti, rabbia, creatività e stupidità?

L’ecologia sta all’ambiente, alle piante, agli animali ed all’uomo, come il libro di cucina sta ad un ristorante, alla sua cucina ai cuochi e alla clientela. Miliardi di ristoranti e cuochi e ricette. Il tema dell‘ecologia e dell’ambiente è sempre attuale e molto utilizzato, spesso a sproposito ma ancora più spesso “con” proposito e non sempre positivo è l’uso che se ne fa.

Cos'è l'inquinamento? È cattivo sempre?

Cos'è l'inquinamento? È cattivo sempre? Come si esplica? cosa comporta?  INQUINAMENTO è ALTERAZIONE DEI PARAMETRI AMBIENTALI. Non significa solo: sporco, puzzolente, fastidioso alla vista, dannoso per la salute. Significa anche utilizzo dell’ambiente per fini utili o necessari, dominio della natura e gestione dell’ambiente di vita, modifica dei parametri ambientali ai fini di una migliore godibilità da parte dell’UOMO o nel suo interesse o se incontrollato o esagerato, contro il suo interesse. Senza mai confondere NOI STESSI con L’UMANITÀ per i tempi lunghi di questa sommatoria, non la nostra, noi ora, adesso ma la “sua” sola speranza di sopravvivenza, quantomeno in condizioni accettabili. La somma dei comportamenti di ogni singolo è il comportamento globale della specie umana. Ci stiamo mangiando il tempo a nostra disposizione e paghiamo un prezzo elevato che crescerà a dismisura.

 Ambiente e pubblicità, società e democrazia.

Senza pubblicità non c’è informazione. E un dato di fatto. Ma la pubblicità è o meglio è ancora, uno strumento utile per il consumatore? Se è pubblicizzato è socialmente rilevante perché qualcuno spende per pubblicizzarlo. Il valore delle cose è determinato solo dal prezzo di vendita? E quello di un simbolo? 
L’obiettivo della pubblicità odierna è esclusivamente di valorizzare una marca specifica di prodotti simili. La firma, il brand. L'informazione è ancora e sempre più funzione del potere dei produttori e non certamente derivazione diretta della libera scelta consapevole in una società democratica. Occorre superare pregiudizi e discussioni relativamente alla salute delle persone o dell’ambiente e anche sugli effetti, in ogni caso globali, dello lo spreco di risorse e i danni ambientali.
Una nuova lingua, una nuova neo-cultura. Una evoluzione fondamentale della specie umana, una evoluzione sociale, linguistica ed informativa: una evoluzione storica.

Cambiamenti climatici: il valore dell'acqua

Solo se gli rimarrà acqua da bere l’uomo sopravviverà! Solo se saprà procurarsi, salvaguardare e conservarne la qualità, dell’acqua potabile e potabilizzabile ancora almeno per ora, abbondantemente disponibile. Clima, clima mondiale, clima locale, microclima, clima sociale, clima economico, clima meteorologico, etc.
Di quale clima si parla dunque e qual è il vero problema italiano?

 Antropocene

Sarebbe opportuno che Antropocene, il tempo dell’uomo, assumesse la valenza di un periodo nel quale l’umanità ha potuto considerarsi unita, solidale ed equa nelle sue varie componenti. Se servirà a soddisfare l’ego umano ben venga l’era geologica: il segno fisico discriminante sarebbe la sua integrità e lunga sopravvivenza.

Nuova era: l’utopia dell’ambiente

Politica, logistica, pianificazione: insediamento residenziale e industriale non possono convivere facilmente e il cambiamento è necessario per ritrovare una nuova identità nel benessere!

Genesi di un cambiamento

NON SOLO CLIMATICO!
Il mondo è cambiato, sta ancora cambiando e dovrebbe, deve, farlo anche l’uomo. I concetti di Giustizia e di Moralità evolvono con l’evolversi delle società. La scuola, da strumento tecnico formativo e culturale, ha acquisito una insostituibile valenza sociale di contenimento! Il sessantotto ha definito la fine della rivoluzione pacifica e del movimento pacifista. Il 1992, riforma la scuola. Molti credono di avere tempo in abbondanza. Il tempo non c’è: la natura cambia le carte in tavola. Forse, non per la prima volta

Il cambiamento

Attività antropiche e cambiamenti naturali provocano effetti diretti sulle società umane: sociali, politici e reattivi. L'emergere del 'problema climatico’ pone interrogativi cui non si può prescindere dal tentare di rispondere ponendosi domande.

Il clima che cambia e gli effetti attesi

Le proiezioni dai modelli climatici dell’IPPC destinati ai decisori politici del mondo nel rapporto del 2018 indicano aumento fino a 1,5°C e poi a 2°C, della temperatura media globale delle aree terrestri e oceaniche, al 2050. Il valore di 2°C è un limite ritenuto insuperabile per l’economia e la sussistenza delle popolazioni umane alle condizioni attuali.

 Vivere secondo natura - plastiche al microscopio

Vivere secondo natura: aspirazione globale dei popoli ricchi, esattamente inversa a quella dei popoli che a ciò sono costretti. Buono è ciò che fa bene! Bello è ciò che piace! La natura è tutt’altro che sempre bella e piacevole: questa è la sua essenza. La natura che piace a noi è modificata, non solo controllata e migliorata ma radicalmente modificata. L’abitudine crea il consenso. Dovremmo cambiare abitudini! Occorrerebbe ribellarsi al sistema, non cooperare più sfruttandone soltanto i privilegi. 

Natura inquinamento e sviluppo urbano e sociale

Secondo il modello evolutivo e naturale di qualunque organismo, una città, qualunque città, si sviluppa tenendo in considerazione la necessità di avere, produrre ed utilizzare energia, di avere produrre ed utilizzare, sostanze nutrienti per permettere all’organismo “città” ed ai suoi componenti di crescere, e di conseguenza garantirsi maggiori possibilità di sopravvivenza e sviluppo. L’inquinamento, di uno spazio vitale, definito nel tempo e nello spazio, è una causa ed una conseguenza di questo semplice meccanismo di sviluppo; è direttamente connesso alle attività dei viventi che si sviluppano in simbiosi e sinergia con l’ambiente: modificano l’ambiente in cui vivono e l’ambiente poi, continuamente modificato, influenza e stimola lo sviluppo futuro delle manifestazioni vitali.

Mutamenti climatici e sostenibilità

Le attività umane non sono la causa, non l’unica né la maggiore ma certamente una concausa rilevante a determinare il mutamento climatico accertato. Sono prevedibili ripercussioni sul sistema socio - economico degli stati. La discussione è ancora aperta. A chi importa lo sviluppo sostenibile quando fondamentale è il bisogno di indurre ulteriori consumi? L’obiettivo della conferenza di Parigi 2015 è contenere l’aumento medio della temperatura sotto i due gradi. Almeno per quanto riguarda l’unico contributo controllabile, quello umano. Se fosse ritenuta così efficace e prioritaria a livello nazionale ci si dovrebbe domandare perché i grandi consumatori nazionali di acqua calda (calore) ed energia elettrica che sono i complessi alberghieri litoranei, nei periodi estivi, gli ospedali, le scuole ed i grandi uffici pubblici in modo minore, non partecipano obbligatoriamente al programma di sviluppo incentivato.

Le conseguenze dei cambiamenti climatici

Un regalo a chi mi segue e un'invito all'approfondimento mediante l'acquisto dei libri augurandomi che gli piacciano.

Scienza verso religione. Predeterminazione e caos. Il libero arbitrio? Esiste la verità? La scienza nega la fede?

Feste vacanze e diete. Scelte di vita, veganesimo e principi alimentari e nutrizionali. La sicurezza e la globalizzazione alimentare.

L’informazione o la disinformazione: metodo operativo . Alimenti e salute. Natale e dieta.

Vivere la natura: il piacere del cervello. La vita è mancanza di equilibrio.

Burocrazia e illegalità.  Ambiente e Pubblicità.  Società e Democrazia. Trading e truffe, Gioco e patologie. Adolescenza e  scuola. Covid e scuola: sarebbe ora di cambiare

Disastri annunciati: Protezione civile, volontari e criticità. Protezione civile e volontari. 

Inquinamento e clima. Le emergenze ricorrenti. L’Ozono. Inceneritori verso discariche: come inquinare meglio?  Scelte mai completamente comprensibili. Uomini e umanità contro la natura.

La globalizzazione e l’uomo sociale. L'immigrazione controllata è una risorsa?

Mutamenti climatici e sostenibilità. A chi importa veramente? Le conseguenze dei cambiamenti climatici. Il clima che cambia e gli effetti attesi.

La  sostenibilità ecologica per tutti, non solo per pochi.                        

Antropocene. Nuova era: l’utopia dell’ambiente.    Il cambiamento.   Genesi di un cambiamento.

Inquinamento e società.  Natura Inquinamento e Sviluppo sociale e urbano. Le Terre dei fuochi.

Inquinamento sempre cattivo o no?  Quali sono le energie primarie e quali quelle alternative.  

Storia ed evoluzione dell’umanità. Acqua da risorsa a problema.

Giusto e ingiusto! Il pensiero politico: destra e sinistra.   Stato nazione patria.

di Ecologia e di Cucina. Teoria dell'instabilità costante - Ecologia e vita.

Chi è un uomo?  Sogni e desideri fantasia e poesia, bisogni impellenti, azione e sentimenti. 

Gli impatti sulle economie globali, sulla pianificazione economica delle multinazionali e sulla programmazione socio -economica e legislativa degli stati, hanno definito e determinato la storia passata dell’uomo e contribuiranno a definire lo sviluppo di quella futura. Il cambiamento del clima globale è un fatto naturale non proprio ciclico ma che comunque avviene rispettando condizioni sequenziali, ripetitive, in tempi di scala geologica. A una glaciazione corrisponde un successivo surriscaldamento per effetto dell’attività vulcanica in aumento, dell’equilibrio tra rilascio e fissazione di CO2, aumento o diminuzione della superficie verde e umida, migrazione delle aree desertiche o piovose; si tratta di interazioni che si susseguono fino a che non si raggiungono nuovi presupposti per una ulteriore glaciazione e il ciclo ricomincia. Un problema maggiore e immediato per la sopravvivenza o l’estinzione di molte specie animali micro e macroscopiche deriva invece certamente dall’acidificazione degli oceani o almeno di molti bacini marini. In effetti la presenza di CO2 libera nelle acque provoca una modifica del PH ed una variazione sostanziale e concreta degli habitat. Il pianeta esiste da quattro miliardi e mezzo di anni, la vita da circa tre miliardi, l’uomo da circa, non oltre, quattrocentomila anni: un’inezia.
Tutt’altro che stabile, inamovibile e certo, giorno dopo giorno girando su sé stesso ed intorno la sole, il pianeta varia le sue condizioni e variano gli effetti, mutevoli e continui, sulla sua superficie, idrosfera ed atmosfera comprese. Agli uomini fondamentalmente, interessano solo aree locali e superficiali, per i tempi dell’esistenza umana. Approssimativamente i livelli sub continentali e circa 100 anni nel futuro. Il paragone tra i numeri è significativo.  Le variazioni climatiche, agendo in aree più ristrette come interferenti in tempi umani determinano anche l’evoluzione sociale e sociologica dell’umanità stessa e dunque in fondo l’unica storia, quella dei fatti che descrivono il passato delle popolazioni. 
Lo studio delle variazioni climatiche non servirà dunque a salvare il mondo ma possibilmente, contribuirà a determinare il futuro dell’umanità pianificandolo, in modo meno casuale di prima, all’aumentare del numero di persone esistenti e della conoscenza tecnico scientifica e soprattutto, della globalizzazione degli interessi economici. L’essere umano singolo (un uomo) sta all’economia ed alla configurazione socio-economica della razza umana, come un atomo sta a quella della materia o la singola cellula all’essere umano (o comunque all’essere biologico). Dell’umanità, un uomo ne costituisce singolarmente solo un “insignificante” componente di breve durata, salvo che ogni componente è un essere completo pensante, ragionante, ma soprattutto egocentrico egoista ed autoreferente. 

 È tutto oro ciò che luccica?

Esistono criticità e situazioni tali da consigliare approfondimenti o ripensamenti rispetto il progetto di strutture che appaiono idonee alla produzione ecologicamente compatibile di energia pulita ed alternativa, rinnovabile, bioetica e ancora, poco costosa. Questi begli aggettivi costituiscono il fumo che nasconde l’arrosto?Biogas ed energie alternative: è tutto oro ciò che luccica? 

Quali sono le energie primarie e quali quelle alternative

Il vero problema dell’umanità industrializzata è lo spreco ed il mancato reale sfruttamento delle risorse disponibili di energia e di acqua potabile e la disinformazione mirata a fini economici. Energie primarie e alternative: quali sono i rischi più seri in cui incorre l'umanità, e come migliorare la situazione attuale? Il riscaldamento, potrebbe anche essere un fattore positivo, ma la nostra capacità tecnologica e volontà politica di sfruttarlo è inadeguata. Credo sia questo il vero problema dell’umanità industrializzata, lo spreco ed il mancato reale sfruttamento delle risorse disponibili di energia e di acqua potabile; oggi noi le abbiamo e controlliamo in parte, domani chissà. Il rischio vero è che forse l’avranno altri. 

Inceneritori verso discariche: come inquinare meglio?

 Come liberarci dei rifiuti? Ciò che finisce di essere utile diviene inutile. Fra poco sarà di nuovo tempo, come sempre, di elezioni amministrative e l’argomento sarà di nuovo al vertice delle propagande elettorali. Sarà meglio chiarirci prima di parlare ed anche il caso di ascoltare? Inquinare è una necessità, dove e come e perché: una scelta politica. La domanda sul come? Quanto è economica e a quanti conviene!

Le terre dei fuochi

La terra dei fuochi: quante volte ho sentito questa definizione nei giorni scorsi. E' sempre la solita assurda manfrina pro o contro i termo valorizzatori. Proviamo a ragionare senza pregiudizio. Non si può vivere senza inquinare: solo il fatto di respirare o mangiare causa emissione di gas serra come anidride carbonica o metano in atmosfera. Tutti gli animali presenti al mondo lo fanno, poi ci sono le industrie e il clima che cambia. Non possiamo vivere senza consumare, anzi siamo spinti a farlo sempre di più e parole come igiene e sicurezza impongono l’uso della plastica in ogni dove a livelli assurdi. Il riciclo è possibile ma solo dopo la differenziazione e per alcuni materiali idonei in condizioni particolari; è trasformazione in altri materiali e prodotti di utilizzo differente rispetto quello di origine. La lista è lunga e la tecnologia avanza. Rmangono comunque una parte di residui che non possono essere riutilizzati né riciclati. Le soluzioni sono due: seppellirli o bruciarli. La via preferita pare essere quella dell’interramento controllato: definizione che è altrettanto aleatoria del percorso virtuoso. Sento dire che i termo valorizzatori sono terreno d’interesse mafioso e camorristico. È possibile ma sono industrie, figlie della tecnologia sempre innovativa, autorizzabili e controllabili come tante altre. Forse l’interesse mafioso e camorristico non c’è nel trasporto, nell'interramento, nella distruzione incontrollata, nella corruzione, nell'evasione fiscale e nel lascito costoso, inquinante pericoloso e secolare della gestione dei rifiuti in discarica? O forse non c’è nella gestione di un’emergenza continua divenuta sistema?

L'Inquinamento nelle sue componenti produttive ambientali e sociali influenza l'attuale società ed il suo futuro

Tempo di pace e di degrado, di ricerca e di spiritualità. Non ci sono attività umane che non comportino inquinamento industriale e ambientale, spirituale, sociale ed economico, da ignoranza e confusione. L’esigenza di risparmio immediato di tutti, stato, enti, aziende o famiglie, non è sempre la scelta più corretta. È un tempo di cambiamenti radicali che possono portare ad effetti importanti per la vita delle persone.

Un altro tipo di inquinamento ci coinvolge, meno facile da contrastare ed è quello della disinformazione, dell’informazione parziale; pseudo informazione destinata a creare e diffondere la maggior confusione possibile e contaminando l’ignoranza con della pubblicità che crea mostri e bisogni irreali. In questo caso il sospetto che invece ci sia un governo, appare: il governo dell’ignoranza ai fini di governo! L’esigenza di risparmio immediato di tutti, stato, enti, aziende o famiglie, non è sempre la scelta più corretta. Occorre individuare ed evidenziare i problemi e le priorità di uno spazio contesto definito, e solo in un secondo momento ricercare e proporre soluzioni possibili che devono essere condivise, non imposte. 
Mantenere i benefici nel tempo prevede la fiducia che deriva dal confronto diretto e la disponibilità al cambiamento, all’adeguamento.

Ecologia, Alchimia ed Ecologia sociale. 

Il governo delle risorse per durate limitate alla vita umana è un obiettivo possibile e per questo ricercato. Cinquant’anni sono un buon tempo di pianificazione, un obiettivo realizzabile. L’ecologia sociale, studia gli effetti sociali e gli equilibri che si sono venuti e si vengono a formare tra le varie, passate ed attuali, situazioni antropiche di convivenza. Le migrazioni umane sono documentate nei millenni, originate soprattutto dalle variazioni climatiche e dalle azioni umane indirizzate a controllare e gestire i loro effetti. La natura è caotica e interferenziale, il comportamento della specie necessariamente disordinato ed anarchico. Il concetto naturale, politico, filosofico di anarchia, dovuto all’autocoscienza, è una possibilità in più contro l’estinzione della specie.

Acqua da risorsa a problema

Non esiste governo universale dell’acqua o del cibo, così come non esiste governo universale di nessuna risorsa energetica naturale, sorretto da buon senso, equilibrio e disponibilità umanitaria, e dunque rimangono solo guerre per il controllo locale delle risorse, piccole e grandi guerre per il potere e il profitto immediato, e neppure si prende in seria considerazione lo spreco e lo scorretto utilizzo. Il bicchierino piccolo e buono del litro iniziale deve servire per bere, cucinare, lavarsi, irrigare, produrre energia e materiali e poi per ogni altro uso possibile: diviso in tante parti non ce ne resta molto, o no? Nessuna risorsa naturale ha più valore sociale ed economico dell’acqua: Dio o la Natura, come si voglia, ce la danno: a noi compete solo utilizzarla al meglio, sapendo che ogni volta che la tocchiamo la alteriamo e modifichiamo, sostanzialmente, poco o tanto, inquinandola

Ambiente e natura – Disastri annunciati - Protezione civile e volontari.

La natura è quella in cui viviamo. L’ambiente è quello in cui viviamo, tutti i giorni, ciascuno di noi.
La protezione civile dovrebbe essere pianificata in base alle caratteristiche del territorio, secondo i pericoli individuati e valutati, in strutture di azione interattive, di area più vasta dei singoli comuni, almeno per aree simili e non esclusivamente per il numero di persone potenzialmente coinvolte. Il danno ad una persona vale meno ed è più accettabile di quello a cento o mille? La carenza di pianificazione nei piani comunali – regionali di protezione civile, inficia l’efficacia degli interventi possibili, prolunga a sproposito la prima fase e tutti i rischi annessi e connessi affidando alle persone i carichi e le responsabilità delle soluzioni. Le normali, semplici, scontate, criticità operative. L’emergenza prevede sempre due fasi: una eroica immediata ed una successiva di stabilizzazione fino alla normalizzazione. Ogni attività di soccorso per i volontari riguarda esclusivamente la gente, chiunque e quanta essa sia. 

La definizione di disastro e l’Emergenza:
l’EM-DAT, Emergency Disaster, gestito dal Centre for Research on the Epidemiology of Disasters (CRED) – Centro collaborativo dell’OMS dell’Università di Louvain, definisce gli eventi come disastrosi, allorquando si verifica una delle seguenti circostanze: a) 10 o più vittime b) 100 o più persone colpite, c) dichiarazione di uno stato d’emergenza, d) richiesta di assistenza internazionale.

La globalizzazione e l’uomo sociale

Il concetto di globalizzazione ed il suo contrario ed alternativo, il nazionalismo, ed il conseguente recente richiamo populista al concetto di nazione o patria, non come massima espressione culturale di orgogliosa appartenenza ma come scudo difensivo contro l’invadenza degli altri, chiunque essi siano, l’intolleranza e l’omofobia ed il razzismo, e il tentativo di giustificarli teoricamente.

Teoria dell’Instabilità Costante

alla base della vita e dell’evoluzione : dal Caos si genera spontaneamente l'ordine

Fa impressione rendersi conto che la conoscenza dei meccanismi basilari, la percezione della natura e della sua connaturata interagibilità con ciò che sta oltre il visibile, il misurabile, ha da sempre convissuto con l'umanità sotto forma di quella che normalmente viene identificata, ma non spiegata, come "religiosità spontanea". Alcune basilari conoscenze hanno comunemente fatto parte dell’umanità dall'inizio della sua esistenza cosciente e sono state storicamente utilizzate, con opportuna manipolazione, da chi di volta in volta nel tempo, ha avuto la necessità di gestire il potere. Sulla natura, la definizione di Vita, Ecologia, Interazione. Il metodo scientifico: osservazione, classificazione, libero pensiero; prima dell'approccio fisico ingegneristico ai fenomeni naturali. La sequenza comune dell’evoluzione naturale è quella della continua variazione nell'equilibrio fondamentale tra temperatura e pressione, rallentamento, raffreddamento, acquisizione di massa e interazione reciproca; dunque ammassamento e quindi strutturazione e infine organizzazione. La natura si evolve e rinnova, mediante la ripetizione infinita di meccanismi semplici ed energeticamente poco costosi; per ogni nuova possibilità di interazione: una variazione! La possibilità permane, il successo e l’affermazione, dipende. Forse lo avrà oppure no o sarà temporaneo.

La vita è mancanza di equilibrio

La costante cosmica cosa cavolo è? Le strutture non biologiche vivono? Ogni modifica di uno dei pur microscopici infiniti equilibri dinamici tra parametri attivi ed interattivi nell'universo intero, di fatto, contribuisce alla sua completa modificazione.
Il destino dell’universo, della natura, delle specie viventi e dell’uomo stesso pur non essendo predestinato né predestinabile, si verificherà comunque.

Una citazione importante almeno per me: …la scienza e la conoscenza sono come una sfera luminosa nel buio; maggiore il diametro della sfera, maggiore l'oscurità che la circonda...