scrittore e poeta
Perché Kafka, ancora, e sempre attuale?
Pur essendo stato definito, dai suoi colleghi, un filosofo minore Kafka è, e rimane attuale, mentre loro sono invecchiati e molti divenuti obsoleti.
Lo straordinario e duraturo successo si deve alla costante volgarità dei tempi e ad una cultura di impressionante mediocrità “democratica” in cui molti scrivono senza sapere o avere nulla da dire; per “esprimersi” comunque, trovando riscontro e gratificazione nell’altrettanta mediocrità dei loro lettori.
È una situazione kafkiana”, si dice ogni volta che ci si ritrova di fronte a qualcosa di ansiogeno, poco comprensibile, bizzarro e bizzarro è che le sue osservazioni, i suoi timori, i suoi personaggi semplici e perfino comici se non banalmente drammatici, ci assomigliano;
Possiamo condividere il suo stupore che è anche il nostro, di fronte alla storia per come si è sviluppata e continua a farlo per le forme sociali che l’uomo si è dato nel tempo e continua a darsi, e delle loro assurde regole.
Siamo stupiti di ritrovarci ad essere semplicemente animali di fronte al mistero della vita, all’assurdo delle società; animali, e riconoscendoci tali, temiamo di ridiventarli, nonostante “la civiltà” (La metamorfosi).
Kafka è vissuto nel suo tempo ma lo ha fatto guardando oltre, osservando l’esistenza costante di un prima e di un dopo e anche di un sempre della condizione umana, guardando oltre e attraverso la storia dalla quale l’uomo è condizionato; il mondo lo inquieta ma ne è affascinato e ci racconta storie condivisibili di solitudine e timore (Il processo).
Condividiamo con Kafka lo stupore di vederci sempre esclusi dal contatto con l’autorità, sempre inaccessibile, forse rappresentata al suo massimo grado da un dio che rimane però in eterna attesa di entrare in un mondo che, forse, potrebbe essere più vero e migliore.
Come lui siamo stupiti per l’importanza di una fede in Dio, che lui pur non aveva, e che offre risposte; risposte incomprensibili, imposte, impenetrabili o ingiuste.
Sono i misteri dell’esistenza umana, fondamentali pur comuni e normalmente osservati, evitati o affrontati, tenendosi a debita distanza, imprigionati e protetti dalle consuetudini conformistiche, dalla tendenza a dimenticare, a ignorare l’insicurezza.
Kafka ci racconta di una lotta infinita contro l’autorità visibile o che va oltre quelle visibili e tangibili ma tuttavia concreta, che mette a confronto i concetti di vita e legge, di uomo e potere; una lotta che ci fa sentire sempre molto più innocenti che non colpevoli, sempre più che ingiustamente inquisiti e condannati, sempre senza riuscire a capire e senza gli strumenti per ribellarsi a un’autorità incomprensibile.
Misteri del potere, un potere inconsulto che non è mai nostro.
Senza la certezza che ci sia un Dio la vita ci è data ma non ne conosciamo lo scopo né le regole profonde e il meccanismo risulta irrisolvibile, inesplicabile; un’insicurezza angosciosa, né più né meno che la normale condizione umana.
Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, la ragione di tutto e il perché.
Kafka, viene letto perché ci si ritrova, tutti, nelle situazioni ansiogene e bizzarre che ci vengono rese comprensibili ma non ci permette d'ignorare la realtà;
ci chiede d’interrogarci, sempre, sulle cose che ci sono mostrate o narrate, e interrogandoci, ci impone di prendere comunque una posizione, sia una scelta oppure una ribellione.
In onore e memoria di
FRANZ KAFKA
(Praga 1883 – Kierling Vienna 1924)
VINCITORI XIII ED. 2022 online
Comitato del ‘Secondo Umanesimo Italiano ®’
‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XIII Edizione 2022 alla CARRIERA
A ANTONIO BALZANI (Bardi PR-I) è stato conferito il ‘PREMIO FRANZ KAFKA ITALIA ®’ XIII Edizione 2022 alla CARRIERA
Dal saggio di ANTONIO BALZANI Anarchia: filosofia della libertà non violenta (2019 StreetLibWrite http ://write.streetlib.com)
“(…) Contestate giovani, chiedete innovazione, chiedete cambiamento, chiedete ciò in cui veramente credete, chiedete libertà di pensiero e di espressione, chiedete libertà di azione, di proposta e creazione.
Non smarritevi confondendo libertà con licenza cedendo all’illusione e facendo il gioco dei potenti che potranno così dividervi e separarvi, etichettarvi, ghettizzarvi, e pian piano, con le buone o le cattive asservirvi.
Libertà non è poter fare qualunque cosa ma poter scegliere cosa non fare! (…)
Smettete di sostenere il sistema. Revocate il vostro consenso assopito.
Il potere, qualunque potere, è necessariamente fondato sul consenso popolare.
Non esistono obblighi che non siano accettati e condivisi da voi stessi. Se ve li impongono è per ché voi lo consentite, consentite a qualcuno di farlo e dunque li subite.
Gli eletti al potere dispongono esclusivamente del consenso.
Gli eletti ritengono, tutti, che il popolo sia un loro “oggetto” da governare, indirizzare, gestire, costringere a sostenerli ancora ed usano il sistema di consenso e potere ottenuto per schiacciare e intimidire gli oppositori e i non consenzienti.
L’abitudine ad obbedire, le facilitazioni e le semplificazioni derivanti dal conferire delega di decisione, la perdita di memoria storica di ciò che sia stato diverso e differente e che sia possibile essere. (…)
La diseducazione al libero pensiero, alla discussione, la massificazione dell’acculturamento, il controllo dell’istruzione, l’indottrinamento, impediscono ai giovani di riconoscere il loro stato di servitù mentre l’ampia disponibilità di divertimenti, svaghi, simboli di status sociale, la riduzione dello scambio culturale a gruppi di simili e pari, l’imposizione di modelli culturali insulsi e omologanti da parte dei media, l’induzione e proposizione di stereotipi, l’identificazione di valori e di nemici che sono gli stessi del sistema di potere, non quelli naturali della gente, sono i metodi utilizzati da sempre.
Anche la falsa cultura proposta come svago: cinema, teatri e musei, mostre d’arte, sono proposte e consumate senza un’adeguata preparazione e curiosità ma con l’adesivo dell’essere di moda e socialmente utili e importanti.
Anch’essa partecipa al mantenimento del consenso (…)”
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Antonio Balzani
Cenni biografici
Antonio Balzani (Bardi PR 1952) è chimico industriale e geologo, si occupa di protezione civile, di volontariato, di ambiente e di inquinamento industriale e ambientale, anche di politica, cultura e analisi dell’informazione o ecologia sociale. Scrive saggi e articoli relativi a discipline scientifiche quali astronomia, geologia, chimica e biologia, di scienze umanistiche quali la filosofia.
Da Il mio pensiero libero: un viaggio infinito 146, 147
“(…) Le favole per bambini non sono mai storie allegre e spensierate ma drammatici e complessi racconti di sofferenze, delusioni, indegnità, orrori e paure, abbandoni, scelte e rinunce; solo alla fine hanno tutte in comune che durante la vita, nonostante tutto ciò che può essere capitato nell’infanzia, il risultato sarà positivo per il protagonista, nonostante e indipendentemente dalla fine che faranno tutti gli altri personaggi della storia.
In questi giorni ho assistito a una serie di inchieste che riguardano il mondo dell’occulto, maghi, veggenti, guaritori; tantissima la gente anche nella nostra epoca tecnologica razionale che si rivolge a loro con fiducia e speranza, nonostante sia praticamente certo il trucco e l’imbroglio.
Ho imparato alcuni trucchi di questi ciarlatani: sono trucchi semplici che permettono di fare profezie rassicuranti che fanno guadagnare loro un sacco di soldi.
Se le cose non funzionano come previsto, è colpa degli scettici che con la loro presenza offendono gli spiriti.
Gli scettici, gli scienziati, i tecnici, gli infedeli per anni hanno scoperto e portato alla luce i trucchi e gli imbrogli, ma la gente continua e continuerà a pagare qualunque cifra pur di essere illusa; non pagherà mai niente perché gli si spieghi che non è possibile sfuggire alla realtà.
La stessa cosa del resto fanno anche gli accademici più seri che tendono ad accantonare, sminuire, fatti ed eventi solo perché li trovano scomodi,
fino al punto di convincerti che tutto lo scibile umano, tutto ciò che esiste e che è possibile sapere è contenuto, ma solo ed esclusivamente, in ciò che è scritto e documentato nei libri. (…)”.
113Rassegna di poeti, scrittori e artisti
112 Rita Mascialino 2017 Antonio Balzani: Il mio pensiero libero: un viaggio infinito.
PREMIO LETTERARIO NAZIONALE ‘FRANZ KAFKA ITALIA’ VII Edizione 2017, Sezione Saggi, Secondo Premio:
Recensione.
Il saggio di Antonio Balzani Il mio pensiero libero: un viaggio infinito (Roma RM: Gruppo Albatros Il Filo 2016) tocca più o meno brevemente e del tutto liberamente numerosissimi temi culturali e sociali proposti singolarmente, ossia fuori da ogni sistematicità, talora esposti in forma aforistica, ma che valutati tutti insieme formano una visione del mondo ampia e coerente nelle sue coordinate di base, tale che mai annoia e sempre invoglia a proseguire nella lettura.
Il titolo dell’opera appare formato sulla scia di quello della canzone Il mio canto libero di Lucio Battisti del cui testo l’Autore condivide anche un importante assunto, quello del rifiuto del pregiudizio in qualsiasi ambito esso si esplichi, il canto di Battisti e il pensiero di Balzani sono entrambi liberi appunto dal pregiudizio.
Si tratta di riflessioni dell’Autore sul senso della vita reale e concreta, sull’eternità, sulla fisica, sugli dei, su eventi storici importanti del passato, sul presente sociopolitico di vari Paesi, sulle donne, sugli uomini, sull’evoluzione, su moltissimo altro, per cui è impossibile presentare una sintesi del saggio che dia ragione almeno sufficientemente degli innumerevoli spunti di pensiero in esso contenuti asistematicamente e frammentariamente. L’Autore stesso afferma come non sia semplice riassumere sessanta e più anni di esperienze, di produzione di idee e ragionamenti (245).
In ogni caso, dal brano posto ad introduzione di questa Recensione, si deduce chiaramente quale sia il binario su cui scorrono le idee di Balzani: la sua formazione scientifica è così solida da non avere spazio per pregiudizi di sorta, per chimere astrologiche e carte divinatrici, per cui il lettore sa immediatamente che tipo di pensiero può trovare espresso nelle trecentocinquantotto pagine del corposo saggio dell’Autore.
Un interessante concetto tra gli altri riguarda la volontà di essere illusi che da sempre affligge tanta parte di umanità.
Certo, occorre coraggio per accettare che la vita sia una manifestazione transitoria che terminerà nell’annientamento definitivo dell’identità individuale, della personalità di ciascuno di noi, e non tutti hanno tale coraggio, tuttavia è o, per addolcire la pillola, potrebbe essere vero
che si finisca per sempre di esistere.
Tutta l’arte e il pensiero di uomini che riflettono su questo dato che sta come un tremendo macigno appeso al collo degli umani e dal quale nessuno si può liberare ci aiuta ad affrontare l’interminabile futuro che tutti attende.
Anche il saggio di Antonio Balzani ci aiuta, ci può fare compagnia come un breviario da leggere quotidianamente per un frammento o l’altro, non ha bisogno di essere letto tutto di seguito essendo composto di frammenti.
Non si deve in ogni caso ritenere che il pensiero di Balzani, pur impostato scientificamente, sia avulso da ogni umanesimo, anzi, come si inferisce dalla modalità stessa di trattazione degli argomenti, sempre intrisa di filosofia e spunti culturali a vasto raggio, si può vedere come Balzani ritenga la formazione umanistica essenziale non solo in sé e per sé, ma per avere una più corretta e completa interpretazione della vita, soprattutto, per quanto qualcuno se ne possa ancora sorprendere, un più corretto e profondo concetto di scienza, non ridotto a qualche formula o a tante formule tecniche, come addirittura studiosi, oltre che uomini comuni, ritengono debba essere in una ottica che non può essere che riduttiva del fenomeno scientifico (244):
“(…) Ho letto tanto, di tutto, senza pregiudizi e tanto ho pensato anche perché non mi piacciono le sciocchezze e gli sciocchi soprattutto e non volevo sentirmi tale. Ho sempre trovato spunti di pensiero profondi, in ogni lettura anche in quelle più fantasiose, anche nei romanzi oltre che nei saggi e pesino nei giornali maschili e femminili, anche se me ne sono accorto a volte solo molto più tardi, quando appunto mi sono messo
a pensare.
A furia di frequentare pensieri umanistici filosoficisocializzanti, mi sono accorto che ora invece, praticamente, sto dimenticando le componenti scientifiche che stanno alla base della mia formazione culturale: dovrò sforzarmi di recuperarle anche per voi che forse mi leggerete un giorno (…) Sono un chimico e un geologo: un buon geologo nonostante sia specializzato in petrografia e dunque sostanzialmente ancora un chimico. Sono diventato un geochimico e dall’industria all’ambiente il passo è stato breve ed automatico. In questo settore, con largo anticipo sui tempi, la mia
carriera professionale si è sviluppata. La mia formazione tecnica mi induce al pensiero razionale che necessita sempre della sua dimostrazione concreta e reale, quella che si ottiene nel laboratorio di ricerca, prova e sperimentazione.
La geologia mi ha insegnato a vedere l’insieme in scale differenti di tempo. La mia personale ed autodidattica formazione umanistica invece mi permette di intravvedere e valutare l’aspetto filosofico che è alla base dell’evoluzione del pensiero critico e scientifico e di accettare le
ipotesi da falsificare, come possibili fino a prova contraria (…)”.
A proposito della filosofia, si aggiunge qui in piena condivisione con le idee di Balzani, che essa sorse come prima ufficializzazione del pensiero scientifico, quello dei cosiddetti fisici che erano proprio i fisici dell’epoca, diversi da quelli odierni, ma progenitori di questi.
Non solo, ma essa sorse anche e soprattutto come discussione attorno al metodo scientifico, attorno all’episteme e alle sue differenze con il mito, alla morale, alla psicologia o scienza dell’anima al tempo etc., attorno a qualsiasi oggetto del sapere, appunto come filosofia della scienza.
114Rita Mascialino
Che tale concetto delle origini sia stato immediatamente, per così dire, inquinato dall’intromissione di nuovo e ad oltranza del pensiero religioso che non voleva perdere il monopolio sull’interpretazione del mondo, nulla cambia nella qualificazione della filosofia delle origini e dei tempi successivi fino ad oggi. Molto acutamente Antonio Balzani mette in evidenza l’importanza del pensiero umanistico e delle umane lettere non solo per la formazione dell’uomo, ma ne sottolinea l’importanza, come già anticipato, quale base del pensiero critico e scientifico, ponendolo così in una unione – molto originaria – con la scienza delle formule che lo vede non in una posizione di sudditanza, ma di collaborazione, verifica e valutazione, ciò appunto in sintonia con gli esiti più recenti delle riflessioni sul metodo scientifico attuate ai vertici nell’ambito scientifico mondiale.
Concludo la breve presentazione con il paragrafo finale del saggio di Antonio Balzani (362):
“(…) Mi dicono. Perché non ti accontenti mai? Perché dovrei accontentarmi? Se muoio oggi, gli obiettivi che avrò raggiunto nella mia vita saranno stati quelli che sono adesso e solo quelli; se vivrò ancora, allora ci sarà dell’altro da fare, da realizzare, da vedere, da capire, da imparare; possibilmente altro bene da fare ed altre persone e cose da amare”.
Che cosa significa accontentarsi? Chiarendo ancora: significa vivere non sfruttando le potenzialità del proprio cervello, come si sente spesso, troppo spesso dire da tanta umanità, troppa umanità: “Perché fai tutto questo? Non ne vale la pena”.
Vale forse la pena di riposarsi per assaporare in anticipo l’eterno riposo che comunque ci attende?
Certo, anche questo e molti altri modi di trascorrere la vita hanno il loro senso, ma, occorre concordare con quanto afferma Balzani direttamente e indirettamente con la sua opera, ha più senso capire il mondo finché ci è possibile e quando si è intenti a capire il mondo non si ha in genere
tempo, sempre come asserisce Antonio Balzani, per fare del male al prossimo e a se stessi.
Rita Mascialino
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